Essere senza Tempo
Presentazione del libro di
Diego Fusaro
Foggia Auditorium Biblioteca
Provinciale 6 giugno 2011
Ho conosciuto Diego Fusaro
per caso, cercando in rete scritti filosofici. Ho poi cominciato ad esplorare
il suo sito “La filosofia e i suoi eroi”, e mi sono interessata al lavoro
enciclopedico che questo giovane studioso ha realizzato negli anni, a
cominciare dal liceo, durante il quale il suo professore, particolarmente bravo
e appassionato cultore di Platone, gli trasmetteva la stessa passione per la
scienza antica. Ho successivamente contattato personalmente Diego, per
complimentarmi, e dopo averlo aggiunto agli amici di Facebook, ho iniziato con
lui un lungo dialogo, che dura ormai da qualche anno, fatto anche di letture
dei suoi libri e di scambio dei miei, e di collaborazioni al suo sito, nelle
sezioni di religione ed educazione da me curate. Ho avuto modo di avvicinarmi
ai suoi studi su Marx attraverso la riflessione che i suoi libri Bentornato
Marx! ed Essere senza Tempo mi hanno suscitato, anche per le recensioni da me
scritte su giornali e riviste culturali, come “Pianeta Cultura”, per le quali
collaboro stabilmente. Ma la novità che ho potuto generalmente apprezzare, del
modo in cui Fusaro ripropone la lettura critica del filosofo tedesco, è
certamente quella riferibile all’idealismo di un pensatore universalmente
ricordato come materialista. E questa nuova interpretazione di Marx mi ha anche
molto aiutata nel lavoro scolastico di insegnamento con i miei alunni del
liceo, ai quali spesso propongo lezioni interattive sul mio blog didattico
Filoistoriando. Il prof. Diego Fusaro ha anche partecipato ad alcune nostre
discussioni online, dialogando direttamente con i miei alunni, che ne sono
rimasti affascinati e positivamente impressionati. Ovviamente, è scontato dire
che si sono innamorati di Marx, e probabilmente è stato poi il filosofo al
quale si sono successivamente avvicinati di più, perché avevano avuto
l’opportunità di trattarlo, discutendone insieme con un giovane studioso
contemporaneo, qual è il nostro Diego. Ed è per questo che io sono molto
contenta di averlo qui tra di noi questa sera. E devo ringraziare di cuore, per
tale opportunità, Alessandro Volpe, un ragazzo che frequenta il Liceo Classico
Vincenzo Lanza di Foggia, e la Fondazione Foà, che ha fatto di tutto per
sostenere la presenza di Diego Fusaro a Foggia questa sera. Alessandro è un
giovane appassionato di filosofia, che probabilmente proseguirà in futuro gli
studi relativi alla nostra disciplina. La fondazione Foà si è resa ben conto,
come tutte le istituzioni di cultura, che la nostra città, al pari del nostro
paese Italia, ha bisogno di energie vitali che provengano direttamente dalla
fonte sorgiva del pensiero critico. Sono queste le forze che dobbiamo
congiuntamente sostenere. Con le quali è necessario e urgente confrontarci
improrogabilmente ed incessantemente. Il pensiero è linfa vitale per noi tutti.
Il confronto è funzionale alla crescita. Una civiltà che
si isoli nel compiaciuto ed assorto sguardo introspettivo non sarà mai capace
di migliorare. Noi, cittadini di Foggia, che osserviamo disperati lo scempio
sciagurato che si compie nella nostra città, dove non abbiamo strade asfaltate,
ma accidentati percorsi di guerra; dove manca la raccolta differenziata dei rifiuti
solidi urbani; dove ci si muove nella sporcizia dell’abbandono e del degrado
civico, tra parcheggi selvaggi, giungla spontanea…Noi, più di tutti, abbiamo
necessità di apprendere il nuovo a partire dall’antico. Siamo ancora nani sulle
spalle dei giganti. E non possiamo dimenticarcene, pena la morte sociale e
civile di questa nostra città, già più volte martoriata nel tempo da terremoti,
bombardamenti, dissesti finanziari. Sembra fuori luogo il mio appello, perciò,
entro tanta disperata miseria. Io, tuttavia, voglio lanciarlo a chi oggi è qui
presente; a chi ama la filosofia; a chi può riportare a casa questo accorato
grido di dolore per la cultura e la civiltà. In una città in cui sembra ormai
tutto destinato a morire, credere ancora nella capacità del pensiero non è solo
una mera utopia. È, piuttosto, il richiamo angosciato di chi spera che la sua
forza possa giungere, prima o poi, a spostare le montagne. Non solo quelle dei
rifiuti che ci circondano, ma anche quelle prodotte dalla mentalità asfittica e
chiusa che così ci ha ridotto, isolandoci in modo grottesco dal confronto. Marx
era un comunista, che muoveva la sua utopia dal socialismo reale. Egli credeva
fosse possibile un mondo nel quale il lavoro del singolo individuo avesse la
forza di diventare attuazione di un sogno assolutamente personale. Marx credeva
che il lavoro dovesse contribuire alla piena realizzazione dell’essere umano.
Marx era fermamente convinto che il capitale, ed il capitalismo, avrebbero
privato la società di questa capacità di ricerca del fine più giusto e vero
dell’esistenza. Marx aveva capito che questo sistema economico andava abolito e
sostituito con un altro più degno di sostenere la lotta per la vita e per
l’uomo. Marx era un filosofo, pensatore dell’Ottocento. Oggi, nel 2011, la sua
utopia politica, tentata durante la Rivoluzione Russa da Lenin, non si è ancora
realizzata concretamente nella storia. Eppure, la crisi totale e mondiale del
sistema economico capitalistico non può che dargli fermamente ragione, nella
sua analisi spietata della struttura e della sua dialettica con la
sovrastruttura sociale. Anche senza essere socialisti o comunisti bisogna
prendere atto di come il suo pensiero fosse all’avanguardia e di quanto avesse
avuto la possibilità di spingersi in avanti con la sua critica economica.
Questa capacità di previsione degli eventi futuri di una società è propria del
filosofo, ed è assolutamente tipica del suo sguardo disincantato sul mondo
reale. La nostra città ha bisogno di questa riflessione sistematica e costante,
che si nutre degli studi accademici e teorici che, maturando in ambiente
universitario, possano poi esplodere all’esterno, permeando dei propri positivi
influssi culturali tutta la società circostante. A Foggia abbiamo già da più di
dieci anni l’Università. Ma siamo ancora assai carenti di strutture
dipartimentali che facciano riferimento alla ricerca filosofica. Così come ci
mancano le aule e i laboratori, se pensiamo che molti corsi di laurea hanno la
loro ubicazione in interrati senza luce né aria. Manca, per tornare a noi, un
Dipartimento di Filosofia, e manca un corso di laurea in Filosofia. Credo che
la nostra città, senza trascurare le altre priorità, debba tornare assai presto
a coltivare la riflessione critica. Ben vengano, allora, gli studiosi come
Diego, ad incantarci con i risultati delle loro ricerche, e a stimolarci a fare
sempre di più, e a pensare in grande, come non siamo mai stati, dalla storia,
sin qui abituati a fare. Ci portiamo dietro l’umiliazione dello sfruttato che
cede al bisogno di inventarsi per lasciar decidere a chi lo governa come egli
stesso deve essere e diventare. Smuovere le coscienze è insegnare a guardare
attentamente; a sentire con curiosità anche quelle parole che non hanno suono
udibile, che tuttavia vengono urlate dalla storia dei popoli, del nostro
popolo, fino ad oggi. Grazie a quanti hanno perciò collaborato con noi affinché
questo sogno, questo incontro, tra culture diverse e storie che pareva non
avrebbero mai potuto tra loro accostarsi, si sia poi invece finalmente
realizzato. E siamo qui. E siamo felici di esserlo. Grazie a Diego per aver
accettato il nostro invito comunitario. L’evento di questa sera si tiene, mi
piace ricordarlo, nello stesso luogo che ha ospitato l’ultima rassegna di
Colloquia, cui hanno partecipato, tra gli altri, i filosofi Gianni Vattimo e
Maurizio Ferraris. Adesso vogliamo ascoltare dalle sue parole cosa il grande
Marx può ancora insegnare a noi, miseri figli del materialismo e del
capitalismo contemporanei. Prima di passargli la parola mi sia però concessa
un’ultima riflessione che consegno al prof. Fusaro, perché possa,
rispondendoci, farla propria. Diego nel suo ultimo libro parla
dell’accelerazione della storia, dall’Illuminismo settecentesco in poi,
attraverso la Rivoluzione Industriale e la Rivoluzione francese. Passando anche
per la Rivoluzione delle tredici colonie americane, aggiungerei, diventate poi
gli Stati Uniti d’America. Quegli ideali di libertà ed indipendenza
all’autodeterminazione dei popoli e delle nazioni, hanno fomentato gli animi
del Risorgimento, compiendo il miracolo dell’Unità d’Italia e della liberazione
dallo straniero. “Le rivoluzioni sono le locomotive della storia”, scriveva
Marx nei Manoscritti economico filosofici del 1844. In una realtà come quella
italiana, nella quale più o meno dal 1994 assistiamo a governi che si alternano
attorno ad una sola legislatura, pur nel malcontento generale. In una simile
decadenza come quella che possiamo tutti apprezzare nella nostra città di
Foggia, visibile anche a Napoli e nel Mezzogiorno italiano, sembra invece che
il tempo si sia fermato senza che le lancette dell’orologio battano più i
minuti e le ore della storia. Quasi fosse un incantesimo maledetto che nessuno
riesce ancora a spezzare. Mi capita di pensare a tratti che Marx avesse
ragione. Le riforme hanno bisogno di tempi lunghi che non trovano spazi
concreti di attuazione. Cambiare è in qualche modo sempre un rivoluzionare
l’ordine precedentemente assestato per ricostruirne uno del tutto nuovo ed
assolutamente inimmaginabile per quello passato. Quale tipo di rivoluzione è
possibile oggi nel 2011? Cosa ci possiamo ormai aspettare dalla storia e dal
volgere degli eventi nel loro corso accelerato e lentissimo ad un tempo? Questo
il dilemma e l’interrogativo che le porgo, prof. Fusaro, nel ringraziarla
ancora di essere qui con noi stasera, ed offrendole idealmente il testimone di
questa staffetta del pensiero filosofico. Grazie, grazie ancora, per il suo
illuminante contributo ad un città che vive nel buio reale e ideale, tipico di
chi ha smarrito nel deserto la strada maestra, direbbe proprio il buon
Heidegger, al quale lei tanto amabilmente fa il verso con il suo ultimo libro.
Commenti
Posta un commento