Dove Sei? Ontologia del Telefonino
Maurizio Ferraris è un filosofo
che amo molto, non solo per quello che scrive e che sostiene nei suoi video,
che spesso faccio vedere e ascoltare ai miei alunni; non solo per il fatto di
essere uno studioso di Nietzsche (che i ragazzi adorano, e del quale, se
insegni, devi necessariamente sapere); ma anche perché mi è capitato, una sola
volta, ahimè, di sentirlo di persona, dal vivo, nel corso di un appuntamento
divenuto ormai una routine, con cadenza annuale, per i foggiani, che è la
grande manifestazione di Colloquia.
Un suo lavoro, riproposto
attraverso uno stralcio anche dal M.I.U.R. tra le tracce della prima prova
degli Esami di Stato di luglio 2015, si intitola Dove Sei? Ontologia del
Telefonino.
Un testo quanto mai attuale, che
prova ad individuare un senso ed un significato che possa collocare, in modo
filosofico, nel mondo, un oggetto commercializzato e “abusato”, sul quale, non
di rado, si costruisce la solita, trita retorica, che ho dovuto leggere anche
nei compiti dei maturandi, che, numerosi, hanno scelto quel tema, in apparenza
più facile. In realtà terribilmente insidioso.
La tesi sostenuta da Ferraris, è
quella per la quale il mondo è costituito da soggetti, conoscenti, e da
oggetti, che possono essere conosciuti.
Ogni relazione umana col mondo si
costruisce a partire dalle possibili interazioni significative, perché dotate
di senso, tra un soggetto ed un oggetto.
Quindi, per approfondire la natura
di queste possibili relazioni, è necessario indagare, anche, la natura degli
oggetti conoscibili.
Secondo il Ferraris, gli oggetti
possono essere distinti in tre categorie fondamentali.
Esistono gli oggetti reali,
interrogati dall’ontologia filosofica; gli oggetti ideali, studiati dalla
gnoseologia; e gli oggetti sociali, che rappresentano tutte le implicazioni
possibili tra gli oggetti nominati in precedenza.
L’oggetto reale è la cosa in
quanto tale; nel nostro caso il telefonino vero e proprio.
L’oggetto ideale è il mondo dei
pensieri e delle idee che il telefonino custodisce, riproduce, e conserva.
Perché, può sembrare strano, ma la
multimedialità ha, ormai, stravolto il fine ultimo del cellulare che viene
utilizzato, anche, ma non solo, per parlare. La sua finalità non è più,
difatti, quella di avere unicamente una conversazione telefonica. Col cellulare
si scambiano messaggi, foto e video; ci si collega ad internet; si approcciano
gli amici su facebook, twitter, e molti altri social network; si cerca un
partner collegandosi ad un sito di incontri; si va su Google per accedere al
mondo dell’informazione online; si leggono i giornali; si spediscono e si
ricevono le mail. Il suo uso, multitasking, va da un utilizzo professionale, ad
uno di tipo sociale, per contattare amici e parenti, fino ad un uso più
strettamente personale, che serve a coltivare le proprie relazioni
sentimentali, con chi ci sta più a cuore. Dunque, sostiene Ferraris, il
telefonino serve, soprattutto, per scrivere, e per memorizzare, per lasciare
traccia, per conservare e trasmettere. Potremmo dire, a buon diritto, che il
parlare a telefono è diventato, ormai, solo un complemento supplementare, e non
certamente prioritario, dell’uso che noi facciamo del cellulare. Il telefonino
svolge, attualmente, il ruolo una volta tipico delle antiche iscrizioni, dei
primi testi, o frammenti, rinvenuti dagli studiosi, che hanno poi successivamente
permesso la ricostruzione di intere epoche storiche. A cominciare dai graffiti,
fino ai papiri egiziani, ai frammenti dei primi filosofi presocratici, ai
documenti e ai testi, che costituiscono una preziosa fonte diretta dei fatti
avvenuti nel corso del tempo. Senza questo tipo di documentazione, nessuna
storia umana sarebbe stata possibile. Forse, in futuro, per ricostruire la
nostra epoca, saranno studiati i tabulati telefonici, come una volta venivano
lette e tradotte le antiche iscrizioni. Già lo si fa, in effetti, quando si
vuole indagare su qualche fatto oscuro, come un delitto o un crimine, nella
nostra quotidianità. Perché il cellulare misura anche i nostri spostamenti, ed
è in grado di riferire dove eravamo, disegnando un percorso che parla per tutti
noi, suoi utenti e fruitori.
Queste funzioni, nel loro insieme,
fanno perciò del telefonino anche un oggetto sociale. Perché ci danno la
possibilità di scambiare informazioni, di dialogare, e di scrivere notizie ad
amici e parenti, oltre che a colleghi di lavoro. Rappresentando la mappa dei
nostri rapporti, e delle relazioni che intrecciamo, ogni giorno, col mondo
circostante.
Il telefonino è, probabilmente, il
solo mezzo che possa fungere, al tempo stesso, da oggetto reale, oggetto ideale,
e oggetto sociale. Nemmeno i pc e gli ipad sono così versatili.
La potenza filosofica di questi
piccolissimi mezzi di comunicazione è enorme, non va sottovalutata, e nemmeno
sminuita, banalizzando il loro uso.
Il cellulare, lo vogliamo o no, ha
ormai cambiato la nostra vita, modificando profondamente il nostro modo di
comunicare, velocizzandolo, ma anche, per certi versi, imbarbarendolo (si pensi
alle faccine per esprimere la mimica degli stati d’animo, o a tutte le forme di
abbreviazione utilizzate, che stanno cambiando l’uso che facciamo della nostra
lingua).
Sottovalutare il telefonino, però,
vuol anche dire non voler vedere il suo valore e significato. Negare il peso
sociale, e filosofico, della sua portata.
Il telefonino ormai esiste. E ha
cambiato del tutto le nostre esistenze. Divenendo un oggetto di riflessione
filosofica. Facciamo bene a capire questa verità. Indagandola a fondo. E
accettandola. Senza fare finta che non esista. O credendo di poterla eludere
con le sbrigative, e retoriche, critiche che quotidianamente, ma altrettanto
banalmente, rivolgiamo al mondo della comunicazione multitasking.
L’incontro faccia a faccia è
sempre, e comunque, da preferire. Rimane, però, la portata rivoluzionaria di un
mezzo di comunicazione a tutto tondo, che permette di interagire, in qualunque
momento, da un estremo all’altro della terra, senza doversi spostare di un
centimetro dalla propria sedia.
Il palmare, quanto a velocità ed
efficienza della comunicazione, è ancora più potente del pc. E stiamo attenti a
distrarci, perché, se dimentichiamo incustodito il nostro cellulare, rischiamo
di passare informazioni riservate sulle nostre vite agli indiscreti di turno.
Parecchi dei quali le avranno, in
ogni caso, a loro disposizione dopo la nostra ultima e definitiva dipartita.
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