La depressione
Il male oscuro
Inizia in silenzio, piano piano, e ti prende poco alla volta, senza che tu nemmeno abbia il tempo di accorgertene.
Comincia con una stanchezza inusuale, nel fare le cose che ami, e che hai sempre fatto.
All'improvviso ti senti svuotato, privo di energie.
Spesso
capita di essere completamente presi dal lavoro, e dai suoi ritmi
frenetici. Così non sempre te ne accorgi, e mentre continui a scivolare
nell'abisso, pensi che sarà lo stress accumulato, che devi cautelarti di
più. Che devi cercare di misurare lavoro e riposo, scandendo meglio il
loro tempo reciproco.
Ma
lei non ti concede l'opportunità di riflettere, perché quando cominci a
diventare consapevole di tutto questo, ti ha già invaso, impossessandosi
di te e dei tuoi pensieri.
Così
non hai più scampo. Vedi solo il buio laddove prima c'era la luce. Le
tue giornate sono alimentate dal sentimento della negatività. Nulla ti
sembra possibile: e perché le tue forze scarseggiano, e perché sei
convinto che non ce la puoi fare, e dunque non ti cimenti proprio in ciò
che precedentemente avresti afferrato per le corna.
La mente si fa scura. I pensieri sono cattivi. Le idee di morte campeggiano dentro di te. E tu ne sei facile preda.
A
niente esiste una via d'uscita. C'è soltanto la perdita, il dolore,
l'impotenza, l'incapacità di vivere affrontando tutta questa
dissoluzione che si palesa al tuo stato di coscienza.
Non mangi più, o ti abbuffi senza ritegno, per poi provare sensi di colpa.
Non dormi, e ti aggiri come uno spettro per la notte.
O
dormi sbattuto sul letto come un ghiro, e al mattino non hai alcuna
voglia di alzarti. E passi le tue giornate guardando il soffitto, e le
pareti della tua stanza.
Perché
ti sembra di aver sbagliato qualcosa, nella tua vita, e vorresti
trovare il bandolo della matassa, ma per quanti sforzi tu possa fare,
non ne vieni a capo, e resti lì, per ore, a vagare con lo sguardo perso
nel nulla.
E
il vuoto diventa la sostanza di tutto. Niente è più vero, reale. Tutto
sembra un sogno, un incubo maledetto. Ma tu ci sei dentro. Dentro fino
al collo. E non puoi uscirne.
Nella
disperazione dell'inazione, ti attacchi alla sigaretta, al fumo, alle
sostanze. E cominci a bere, credendo che stordendoti il dolore si possa
fare meno acuto e più sopportabile.
Abbandoni gli amici, non curi più gli affetti. Smetti di amare perché sei convinto di non saperlo fare più.
Lasci
perdere gli obiettivi di studio, o professionali. E mandi tutta la tua
vita a puttane, isolandoti nel tuo dorato castello di carta, per essere
meno vulnerabile.
Sei terribilmente fragile, ma non vuoi che qualcuno possa capirlo, perché potrebbe approfittarne.
E, infatti, non ti fidi più di nessuno. Non hai amici, né collaboratori, né familiari che ti vogliano bene.
Vivi
nella certezza di essere stato lasciato solo da tutti. Di essere stato
abbandonato, perché nessuno capisce il tuo dolore, la tua difficoltà, la
tua sofferenza.
Eppure
tu sai che è vera. Che esiste, e che ti impedisce di vivere, di uscire
di casa, di andare a lavorare, di fare anche le più banali azioni
quotidiane, che ti consentirebbero di sentirti capace, presente, vivo,
appunto.
Perché
è il mondo attorno che ha perso di significato: si è dissolto, è
finito, è spezzato, e tu ne sei l'elemento infranto, caduto in pezzi,
rotto.
Tutti
ti sono nemici, perché hanno contribuito, con il loro cinismo, a farti
sentire inadeguato, sempre al posto sbagliato, di più, o in eccedenza,
rispetto a dove avresti dovuto essere.
Tu
dai fastidio agli altri, e gli altri te lo fanno capire, che starebbero
meglio senza di te, e farebbero volentieri a meno della tua presenza.
Perché sei scomodo, col tuo malessere.
E il mondo non vuole la tristezza, vuole dimenticare, e stare allegro.
Così
non hai più stima di te stesso. Credi di te tutto il male possibile.
Non sei capace, non sei all'altezza, non ce la fai, e non puoi farcela.
Non vali nulla, nemmeno la tua stessa vita vale, e non ha più alcuna importanza per nessuno.
Non
pensi a tua madre, ai tuoi fratelli, agli amici. Nessuno ti ama, perciò
a nessuno potrebbe importare della tua morte. Ma soprattutto perché sei
diventato arido anche tu. Non ami più nessuno, e di nessuno ti importa.
Pensi solo a te stesso, e al tuo dolore.
E
il tuo dolore ti è ormai divenuto insopportabile, perché sei il solo a
doverlo sostenere, e nessuno ti può essere di aiuto. Ma tu sai anche che da solo non puoi farcela.
Perciò decidi di farla finita. Perché almeno smetterai di soffrire, che a soffrire in questo modo non resisti.
Nemmeno la terapia, nemmeno i farmaci ti possono più aiutare. Solo la morte può mettere fine a tutto questo.
E tu, disperato come mai, scegli la morte.
E muori, e la fai finita.
Commenti
Posta un commento