Ineguaglianze e Natura
Si intitola Ineguaglianze e Natura l’ultima produzione letteraria, in ordine di tempo, del professor Domenico di Iasio, pubblicata per le Edizioni Pacilli di Manfredonia nell’anno 2021 in corso. L’autore, scrittore prolifico e storico della filosofia, docente emerito dell’Università degli Studi di Urbino e di Foggia, ha affrontato, nel libro, il tema dell’ambiente ad intreccio con quello sociale. La testi sostenuta da di Iasio, è che quanto più avanza la globalizzazione, tanto più aumentano le differenze sociali tra le persone e tra i popoli, dando origine e determinando nuove fasce di povertà, nel mondo. E, col progredire dello sviluppo economico di pochi ricchi, anche la questione ambientale, e il cambiamento climatico, diventano un’emergenza planetaria. Di modo che non si possa più operare concretamente un distinguo tra ambiente e società, perché, nell’era della globalizzazione, l’uno influisce sull’altra, e viceversa. Lo status quo è andato peggiorando in epoca pandemica, perché il covid ha amplificato, ed in alcuni casi esasperato, tutte le differenze sociali, mettendo in luce la disuguaglianza economica e la distanza tra le varie zone del pianeta, più o meno sviluppate. E finendo per determinare anche il cosiddetto digital divide, tra chi dispone di tecnologie e mezzi per poter proficuamente interagire in maniera virtuale, e chi, nella mancanza di informazione globale, si vede ancora più emarginato dal resto del mondo, sommando povertà economica a privazione sociale e a depressione culturale. Perché, se è vero che la maggior parte dei paesi in via di sviluppo, e all’avanguardia per strumenti tecnologici, ha continuato a vivere e a lavorare, producendo economia, come in epoca prepandemica, tutto questo non è stato possibile garantirlo alle fasce più povere e depresse del pianeta, sommando perdita a perdita. È necessario, a questo punto, pensare a modelli economici alternativi, che riconoscano a tutti pari accesso alle risorse, per limitare i danni del covid sulle generazioni future, che finiranno per pagarne i prezzi più alti, sotto l’aspetto occupazionale e della produzione di reddito e di ricchezza pro capite. La questione ambientale diventa, perciò, un punto focale nella progettazione del non-ancora, come anche l’attenzione alla sensibilità religiosa dei popoli, in quanto apertura all’altro e superamento dei confini, per la ricerca di una verità umanamente condivisibile. La relazione all’altro e con l’altro si fa, sotto questo punto di vista, nucleo centrale della filosofia dell’avvenire, che i pensatori a noi contemporanei devono tenere in grande conto nello sviluppo del pensiero filosofico. Non possiamo dimenticarci che il covid ha prodotto l’epoché dell’esistenza umana. È come se, ad un certo punto, il tempo si fosse congelato e fermato, senza ritornare a scorrere, ancora oggi, alla stessa maniera in cui avveniva nei periodi precedenti la pandemia. D’altra parte siamo tuttora alle prese con il coronavirus e, nonostante i vaccini, il green pass, e la voglia di normalità che ci attanaglia ormai da mesi, nessuno riesce ancora a tornare a vivere come in precedenza. Un modello economico che di Iasio propone in alternativa al capitalismo e al liberismo selvaggi, è la next generation, un programma misto di tipo Keynesiano, che tenga nel debito conto la presenza dello Stato, come garante e maggior imprenditore, cui si andrebbero ad affiancare le singole iniziative dei privati, che non possono fare tutto da soli. Questa economia, più umana, permetterebbe di scorgere una maggiore apertura, religiosa e filosofica insieme, all’altro, inteso essenzialmente come “persona”, nella sua totalità olistica di corpo e anima. Entro questa rinnovata sensibilità dovrebbe rientrare un’attenzione particolare al problema degli immigrati e delle migrazioni, progettando un corridoio umanitario di accoglienza a livello europeo, in cui nessuno Stato venga lasciato solo nell’interazione con gli extracomunitari, ma tutti si rendano responsabili ed operativi, facendo fronte comune rispetto all’emergenza in corso. Questi interventi politici sarebbero poi sostenuti da un’economia capitalistica, ma di tipo comunitario, che guardi al sociale, in primis, nel rispetto della questione ambientale e naturale, per costituire quell’habitat ideale a far proliferare la razza umana, piuttosto che ad annientarla, facendola ammalare e perire, dopo averla indebolita e annichilita. Punto di partenza ed obiettivo finale di questa politica socio-economica non potrà che essere la tensione verso uno sviluppo che sia davvero sostenibile, e che si avvantaggi anche della co-creazione, in collaborazione e con il supporto concreto di tutti gli Stati che se ne vogliano avvalere. Motivo per il quale risulta ormai impensabile un’azione individuale, per fronteggiare un’emergenza di tale portata, di cui il covid è soltanto la punta più occasionalmente evidente dell’iceberg. In quest’ottica risultano desuete e superate le politiche individualistiche, come anche le contrapposte scelte populistiche. La stella polare è la comunità, ed il comunitarismo deve diventare un motivo ed un modello di ispirazione per la filosofia del futuro, per l’agire politico, come per il concreto operare economico. Il Comunitarismo, inoltre, porta con sé la prospettiva di un’ecologia integrale, che potrebbe garantire una maggiore attenzione al rispetto dell’ambiente naturale e alla riduzione delle disuguaglianze sociali, esasperate dalla globalizzazione, e confuse sotto le mentite spoglie di un falso progresso economico, che ha deturpato e distrutto l’ambiente, inteso come habitat naturale, e ha finito per rendere più povero e misero l’uomo stesso, che ab origine pretendeva, al contrario, di migliorare e di arricchire. Abbiamo necessità di ritornare all’umano, sviluppando la resilienza delle comunità colpite dal covid, e depauperate da scelte politiche e decisioni economiche che hanno depredato l’ambiente, rubando ai giovani l’orizzonte del loro futuro possibile. Questo il compito e questa la missione che dovranno onorare al più presto la filosofia, la politica e l’economia.
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