Il Sogno di Anthony De Mello




Il Sogno di Anthony De Mello è un libro scritto da John Callanan, gesuita di origine irlandese, che ha lavorato molti anni a stretto contatto con il suo collega di Bombay, raccogliendone i pensieri ed elaborando testi ed esercizi spirituali di meditazione. In questo libro Callanan descrive le tecniche di preghiera utilizzate da De Mello. Il gesuita è noto in tutto il mondo per i suoi libri, caratterizzati da un'intensa gioia di vivere. Avvicinatosi al Buddhismo, col tempo maturò alcune idee religiose non proprio ortodosse, che sono state condannate dalla Congrezione della Fede, e dichiarate "incompatibili con la fede cattolica" perché in contrasto con essa, da Papa Giovanni Paolo II e dall'allora Cardinale Ratzinger, il 24 Giugno del 1998. 

Il De Mello sostituiva al Dio persona una pura intuizione di Dio, fino a parlarne in termini di puro vuoto. Dio si può così scorgere nella natura. Anche Gesù è un uomo come tutti gli altri, e non il Figlio di Dio. Le Sacre Scritture non rappresentano la rivelazione, e ognuno è invitato a pensare sempre con la sua testa.  De Mello entrò nella Compagnia di Gesù nel 1947, e si recò subito in Spagna a studiare la spiritualità di Teresa D'Avila e Giovanni della Croce. Poi andò negli Stati Uniti a studiare Psicologia. Era un grande oratore, e tenne corsi e ritiri presso il Centro Spirituale di Sadhana, vicino Bombay, conducendo, contemporaneamente, seminari in tutto il mondo. Appassionato del suo lavoro, ormai in contrasto con la Chiesa Cattolica, morì improvvisamente a New York nel 1987, mentre teneva uno di questi incontri all'Università di Fordham.

Nel libro di Callanan, si vuole giungere alla preghiera attraverso l'ascolto meditato. Nessuno può essere capace di pregare davvero se vuole sempre e solo parlare, chiedere. Bisogna restare in silenzio, ascoltare Dio, imparando a guardare. Stando, per essere presente, nella situazione. Tutto ciò porta al contemplare, che è un andare ben oltre il semplice vedere, perché vuol dire guardare profondamente, con l'occhio consapevole di chi medita, e infine prega. De Mello sostiene che ci sono molti modi di vivere. Si può vivere di testa, di pancia o di cuore. Ma solo chi vive seguendo il suo cuore impara anche ad amare, cioè ad essere in vita, a vivere, nel modo più pieno possibile. E chi ama sa essere presente per gli altri, come un fermo punto di riferimento. E tutti cercano la persona che sa amare, perché sono consapevoli che la troveranno disponibile, che quella persona per loro ci sarà. Inoltre, chi ama è Luce, proprio come la flebile fiamma di una candela che, tuttavia, spegne il buio. E, se si è luce per gli altri, si è luce anche per se stessi. Sapendo scorgere, dentro di sé, cosa si desidera veramente, senza fermarsi mai agli ostacoli, senza abbattersi, ma perseguendo fino in fondo l'obiettivo che si vuole raggiungere. Guardando le cose dall'alto, con distacco, ma anche senza perdere mai di vista la spiritualità dell'esistenza. Perché è la spinta verso la spiritualità che alimenta la passione del vivere e dell'operare. La visione spirituale, insomma, aiuta a vivere, alimentando la luce e il fuoco dell'esistenza. E non si può parlare di fede senza Luce e senza Fuoco, né passione per la vita. La visione spirituale della vita, inoltre, induce a credere che la morte non sia la fine dalla vita stessa, ma il suo inizio. Essa è l'alba a cui si giunge spegnendo quella lampada che ha illuminato il cammino nella notte, perché adesso la luce artificiale non serve più, e si fa giorno. Allo stesso modo si potrà abbandonare il dolore, che sempre accompagna l'esistenza. Si può reagire al dolore con rabbia, rifiutandolo, oppure con la rinuncia, sentendosi perdenti e abbandonati, ma anche lamentandosi continuamente con Dio, che è stato ingiusto e ha permesso la sofferenza. In effetti, il dolore chiede solo di essere ascoltato, per essere risolto. Il dolore necessita che qualcuno si prenda cura di lui. Perciò, nessuna di queste tre vie scioglie la sofferenza, e crea soltanto un alibi che permette di crogiolarsi nel dolore stesso. Una strada per superare il dolore è, in ogni caso, la gratitudine per quanto si è ricevuto, e per le persone che abbiamo incontrato e conosciuto. L'amore che proviamo per loro le innalza dalla loro reificazione e, lungi dal cosificarle, come strumentali al nostro esistere, le fa "essere per noi". Infine, la guarigione interiore, che bisogna davvero desiderare per vivere pienamente, ci libera e ci mette davanti alle prove della vita, alleviandoci dai pesi che portiamo sulle spalle, e facendoci giungere alla consapevolezza che un giorno smetteremo di esistere e di essere, e non ci saremo più.

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