Piccola Cara...
Simone Weil insegnò nei licei
francesi di Le Puy, Auxerre, Roanne, Bourges, e Saint-Quentin dal 1931 al 1938,
interrompendo per due volte, in quegli anni, la docenza. La prima volta tra il
1934 e il 1935, quando si recò a lavorare per due anni alla Renault, esperienza
che avrebbe poi raccontato nel suo lavoro intitolato La Condizione Operaia; la
seconda volta dal 1936 al 1937, per l'aggravarsi dei suoi mal di testa. A
questi anni risalgono le lettere scritte ad alcune sue allieve, poi raccolte
nell'epistolario Piccola Cara...
Simone Weil si rivolge alle sue
alunne Simone Gibert, Suzanne Faure, e Huguette Baure.
Nelle parole che scrive loro,
Simone parla sempre con le dovute distanze dell'insegnante che, anche in quanto
donna adulta, vezzeggia teneramente le ragazzine, senza però mai scendere al
loro stesso livello di complicità. Con una in particolare, la Weil manifesta
espressamente il disagio di chi è preso a modello dall'allieva che la emula,
invitandola a inviarle pure la corrispondenza, senza aspettarsi di continuo una
sua risposta, che avrebbe potuto non giungere per via di impegni o di
sovraffaticamento fisico.
La verità è un cammino interiore,
che ciascuno deve percorrere in compagnia del suo proprio se stesso.
L'emulazione smodata di un docente, per quanto la sua figura possa
rappresentare un buon modello di riferimento, finisce sempre con l'interferire
con l'autonomia della ricerca umana, e spesso risulta fuorviante, pur senza
volerlo, perché coartante della libertà personale.
Simone, preferisce rispondere alle
missive ricevute in periodo di riposo dagli impegni della scuola, incitando le
ragazze a trascorrere il tempo della vacanza estiva passeggiando a lungo,
leggendo molto, oppure dedicandosi al lavoro dei campi. Il contatto con la
natura è sempre raccomandato. Al contempo è consigliato il riposo notturno,
soprattutto quando si studia, insieme ad un'alimentazione adeguata, e senza
troppe privazioni.
Simone invita le allieve a gioire
dell'esistenza, in semplicità. La felicità è a portata di mano, nelle
situazioni di ogni giorno. Basta solo volerla trovare e vederla in ciò che è
attorno.
Nel suo epistolario la filosofa
francese discute spesso di politica, non dissimulando la sua preoccupazione per
quanto accadeva in quegli anni in Europa, e per la crescente aggressività delle
scelte di Hitler, che procedeva con le sue annessioni territoriali.
Nel frattempo scoppia la guerra, e
nel 1940 Parigi viene rasa al suolo dalle truppe naziste. Simone, che è di origine
ebraica, è costretta a fuggire, con la sua famiglia, dopo essere stata
deportata per qualche tempo a Vichy, cittadina in cui Petain aveva eretto un
baluardo collaborazionista con il governo tedesco.
Simone prese parte alla Guerra
Civile Spagnola come soldato della Resistenza, e aderì al movimento France
Libre, per la liberazione della Francia dall'oppressione nazista, fondato nel
corso della Seconda Guerra Mondiale da Charles De Gaulle per alimentare la
Resistenza democratica, nazionale ed europea, contro gli invasori. France Libre
adottò la Croce di Lorena come suo simbolo, in memoria dell'eroina Giovanna
D'Arco, che aveva offerto la sua valorosa collaborazione per la nazione di
Francia, durante la Guerra dei Cento Anni, contro gli Inglesi.
La pedagogia di Simone è rivolta
all'esercizio di attenzione che tutti gli allievi devono fare in classe, per
abituarsi, successivamente, ad operare nella concentrazione, attraverso il
pensiero e la riflessione filosofica. I consigli elargiti alle sue allieve sono
pillole di saggezza, che tutti, alunni e docenti, possono leggere ed
apprezzare.
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