Etica della sobrietà
La sobrietà è la bellezza vera.
Essenziale. Paga di sé. Che non si gonfia davanti agli altri, per
apparire diversa da quello che è. Abbiamo bisogno, oggi più che mai, di
un’etica della sobrietà. Che ci invogli ad apprezzare il poco che c’è,
ma di cui siamo ricchi. Senza strafare. Senza voler ad ogni costo
apparire.
Il dramma della nostra contemporaneità è
il troppo. Il troppo in tutto. Nell’alimentarsi, nel parlare, nel
presumere di conoscere e di sapere. Nello sproporzionato uso
dell’intelligenza, che ci fa estremamente miseri di umiltà.
Così si stramangia, si straparla, e si sragiona.
Il recupero della sobrietà, che è uno dei
valori ormai dimenticati, può essere un indispensabile sostegno anche
per quell’economia della solidarietà, che si pone come uno dei possibili
traguardi imprescindibili per il rigetto del consumismo senza regole e
del capitalismo selvaggio.
Recuperare l’etica del dono, è poi una conseguenza necessaria della sobrietà.
Ma come si realizza la parsimonia?
Evitando gli sprechi; la modalità
dell’usa e getta; adoperando uno stile di vita più consapevole, ed
attento e rispettoso dell’ambiente; prediligendo il consumo dei prodotti
e dei mercati locali e la produzione artigianale a quella in serie;
valorizzando la cultura e la tradizione del proprio paese, e della terra
nella quale si è nati; migliorando il senso comunitario della
condivisione, anche e soprattutto in funzione dell’habitat naturale.
Le fonti energetiche dell’aria,
dell’acqua, del sole e del sottosuolo terrestre, devono essere
distribuite con estrema attenzione, per evitare di fare danni
all’ecosistema, nella ferma consapevolezza che sono tutte, prima o poi,
esauribili.
Perché non sono illimitate.
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